venerdì 12 febbraio 2016

Bran Academy

(...machedavéro del giorno...)



Gentilissimo professore,
non è stato un po' cattivo ieri a Coffee Break con l'Accademia della Crusca? In fondo Lei nei Suoi libri divulgativi ha adottato scelte linguistiche in linea con quanto l'Accademia auspica, le stesse che a suo tempo fece Galileo, che nei suoi scritti preferì usare termini italiani comuni invece del latino e del greco.
Le scrivo questo non per fare l'avvocato della Crusca ma perché, siccome nel mio piccolo sto cercando di "fare proselitismo" proprio in quell'ambiente, non vorrei dover lottare, oltre che con i soliti pregiudizi "desinìstra" tipici dei letterati, con una chiusura "per reazione" (Bagnai ci ha offeso quindi non lo ascoltiamo!)
Cordiali saluti
Con immensa stima

Vorrei chiarire un concetto.

Giunto a questo punto, le mie priorità sono cambiate.

Dopo anni nei quali ho assistito allo strazio del mio popolo, anche lì, in quello studio televisivo (ricorderete la vicenda della famiglia sfrattata, con annessi e connessi), nei quali sono stato messo a parte di tragedie umane, di carriere spezzate, di famiglie disgregate, di affetti vulnerati, nei quali ho constatato il progressivo e in molti casi irreversibile degrado del patrimonio industriale e tecnologico, e quindi culturale, del mio paese, dopo che ho assistito alla desertificazione di interi territori nei quali persone normali, miei fratelli, facevano una vita normale, quella che vorrei fare io, le mie priorità, appunto, hanno subito una lieve alterazione, della quale vi parlo, subito dopo aver (pacatamente) risolto un equivoco.

La crusca svolge un’importante funzione fisiologica: quella che svolgono le eleganti perifrasi della relativa accademia. Perché dovrei dire “salvataggio dall’interno” invece di bail-in quando il bail-in è una confisca? Le parole ci sono, usiamole! Non vogliamo dire bail-in? Bene. Allora diciamo calcolatore (invece di PC), refrigeratore (invece di freezer), e confisca (invece di salvataggio dall’interno). Io non ho tempo di pronunciare perifrasi così involute, che non chiariscono il concetto (la parola che lo chiarisce c’è già), e fanno solo perdere tempo. Io non ho tempo. O meglio: io il tempo lo avrei, perché in fondo, come agli accademici, come a tutti gli accademici, a me lo stipendio è stato solo congelato da sette anni (o nove? Non ricordo perché me ne batto il cazzo, che è voce della lingua, se lo è il suo complemento, il culo, del quale sappiamo tutti la collocazione nell’opera del nostro padre Dante…). Mi è stato congelato, ma non mi è stato tolto, come agli sfrattati che andranno sotto un ponte (ma i loro figli in una casa famiglia).

Forse non è chiaro.

Non è che perché io insegno economia io sia anche tenuto anche occuparmene, e occuparmene come lo sto facendo, parlando con chiunque e ovunque, col tassista e col confindustriale, col manager e col politico, col disoccupato e col miliardario, col tedesco e col portoghese, ovunque nel mondo, di persona e su Twitter, in ogni singolo cazzo di momento della mia vita. Potrei anche semplicemente insegnare economia punto. Così, di converso, non è che perché uno si occupa di iotacismo debba necessariamente ignorare che sta vivendo in un paese sotto attacco. Cristo: qui abbiamo il massimo linguista storico mondiale, che però, guarda caso, nonostante ormai parli broccolino (perché nemo propheta in patria), si ange e si accora per il destino della sua patria. Il che significa, in primo luogo, che percepisce a quale sinistro destino essa sia condannata.

Io potrei tranquillamente occuparmi di stimatori consistenti della matrice di covarianze alle basse frequenze spettrali, e starei pur sempre facendo l’economista. Ma non l’uomo. E siccome sto facendo l’uomo, e non l’accademico, non ho tempo, perché siccome da uomo ho dei simili (da accademico credo di poter dire di no), e siccome i miei simili soffrono (gli accademici non ancora, non è ancora arrivato per me il momento di godere), io avverto una insopprimibile urgenza di correre in loro soccorso, a loro, ai miei sempre meno cosiddetti simili.

E quindi, fatto salvo il principio che dico il cazzo che mi pare perché sono in un paese libero e perché sono fiorentino (e quindi l’accademico di Crotone o di Pordenone me lo appendo comunque al cambio iuris et de iure), mi riservo anche il diritto di dire bail-in, quando si sa di cosa si sta parlando, anziché salvataggio dall’interno, perché così faccio prima.

Fra l’altro, offuscando il concetto (che è quello di “confisca”) certa gente ci fa capire da che parte sta, e a occhio e croce non mi pare che sia la nostra, cosa della quale Qualcuno si ricorderà a tempo e luogo.

Sì.

Aveva ragione Brigitte.

I nostri nemici sono gli intellettuali.

E i nemici non si destinano al proselitismo: si destinano alla sconfitta.

Ci attendono tempi oscuri, nei quali sarà necessario provvedere almeno all’illuminazione stradale. Noi abbiamo esperti del settore. Io non voglio proseliti. Io non voglio giustizia, perché so che non la avrò, che non c’è possibile giustizia, qui, per il male che ci è stato deliberatamente fatto, nell’indifferenza più totale di chi pensava di avere le terga al riparo. Io voglio vendetta, perché so che per averla non dovrò fare niente: Dio odia gli imbecilli più di me, sa meglio di me cosa farne, e lo farà. Basta semplicemente che io non faccia nulla per far salire sull’arca chi non se lo merita.

E chi non se lo merita?

Quelli con l’eguccio vulnerabile, che uno scherzo goliardico basta ad ulcerare. Oh, l’insopportabile tedio della seriosità! Quando l’università era libera, quando si autodeterminava, quando non occorreva spendere giornate in umilianti procedure burocratiche di “valutazione” di questa fava, insomma: nel medioevo, la goliardia, la dissacrazione, era parte del suo spirito. Ma quanto più subalterna e gregaria si è fatta l’accademia, tanto più ha pensato di rinsaldarsi nella propria autostima con la seriosità, con il sussiego. Poi ci sono quelli che trovano sia boria constatare che alcune previsioni erano corrette e altre errate. Quelli, insomma, che preferiscono sentirsi dire una menzogna rassicurante, che non li costringa a mettere in discussione il loro sistema di valori. E poi ci sono quelli che non sanno distinguere l’umiltà dalla modestia, cioè i mediocri. Quante persone abbiamo sentito spacciare abominevoli cazzate come verità rivelate, senza esercitare alcuno spirito che non fosse quello di prevaricazione (in assenza di quello critico), trincerandosi dietro un reticolato di IMHO? IMHO sta beata minchia!

Nessuna opinione è umile.

Tutte le opinioni sono arroganti.

I fatti, cioè la metrica, la misurazione, il teorema di Pitagora, sono umili. Ma sono anche impegnativi, e hanno la testa dura.

Il mio linguaggio è urticante?

Bene!

Repulsivo?

Meglio!

Divisivo?

Amplius, Domine!

Vedo che non è ancora chiaro: nelle crisi qualcuno perde e qualcuno guadagna, giusto? E allora, per essere sicuri di non perder troppo, non ci conviene essere troppi. Più fessi andranno incontro allo sterminio, più noi, che sapremo quando shortare (pija su, Bran Academy…), ci salveremo. Le rivoluzioni non si fanno dal basso, ma dall’alto. Oltre un certo punto, fare proselitismo diventa irrazionale.

Quando i tempi diventeranno maturi, questo blog diventerà privato. Quello che avrò da dire vorrò dirlo solo a chi penso se lo meriti, perché lo avrò guardato negli occhi. Per il momento, farà da filtro la mia pacatezza. E voi godetevi lo spettacolo.

Amen.

(…bene, caro, ora il tuo compito è, in certo qual modo, più semplice…)

(…non sia mai che i miei post non contengano una proposta costruttiva. Ecco: vi spiego cosa dovrebbe fare, secondo me, oggi, un accademico. La prendo un po’ larga…

Tous les soirs avant de se coucher il avait pris l’habitude de lire quelques pages de son Diogène Laërce. Il savait assez de grec pour jouir des particularités du texte qu’il possédait. Il n’avait plus maintenant d’autre joie. Quelques semaines s’écoulèrent. Tout à coup la mère Plutarque tomba malade. Il est une chose plus triste que de n’avoir pas de quoi acheter du pain chez le boulanger, c’est de n’avoir pas de quoi acheter des drogues chez l’apothicaire. Un soir, le médecin avait ordonné une potion fort chère. Et puis, la maladie s’aggravait, il fallait une garde. M. Mabeuf ouvrit sa bibliothèque, il n’y avait plus rien. Le dernier volume était parti. Il ne lui restait que le Diogène Laërce.

Il mit l’exemplaire unique sous son bras et sortit, c’était le 4 juin 1832 ; il alla porte Saint-Jacques chez le successeur de Royol, et revint avec cent francs. Il posa la pile de pièces de cinq francs sur la table de nuit de la vieille servante et rentra dans sa chambre sans dire une parole.

Le lendemain, dès l’aube, il s’assit sur la borne renversée dans son jardin, et par-dessus la haie on put le voir toute la matinée immobile, le front baissé, l’œil vaguement fixé sur ses plates-bandes flétries. Il pleuvait par instants, le vieillard ne semblait pas s’en apercevoir. Dans l’après-midi, des bruits extraordinaires éclatèrent dans Paris. Cela ressemblait à des coups de fusil et aux clameurs d’une multitude.

Le père Mabeuf leva la tête. Il aperçut un jardinier qui passait, et demanda :

— Qu’est-ce que c’est ?

Le jardinier répondit, sa bêche sur le dos, et de l’accent le plus paisible :

— Ce sont des émeutes.

— Comment des émeutes ?

— Oui. On se bat.

— Pourquoi se bat-on ?

— Ah ! dame ! fit le jardinier.

— De quel côté ? reprit M. Mabeuf.

— Du côté de l’Arsenal.

Le père Mabeuf rentra chez lui, prit son chapeau, chercha machinalement un livre pour le mettre sous son bras, n’en trouva point, dit : Ah ! c’est vrai ! et s’en alla d’un air égaré.

[…]

…à l’instant où Enjolras répéta son appel : — Personne ne se présente ? on vit le vieillard apparaître sur le seuil du cabaret.

Sa présence fit une sorte de commotion dans les groupes. Un cri s’éleva :

— C’est le votant ! c’est le conventionnel ! c’est le représentant du peuple !

Il est probable qu’il n’entendait pas.

Il marcha droit à Enjolras, les insurgés s’écartaient devant lui avec une crainte religieuse, il arracha le drapeau à Enjolras, qui reculait pétrifié, et alors, sans que personne osât ni l’arrêter ni l’aider, ce vieillard de quatrevingts ans, la tête branlante, le pied ferme, se mit à gravir lentement l’escalier de pavés pratiqué dans la barricade. Cela était si sombre et si grand que tous autour de lui crièrent : Chapeau bas ! À chaque marche qu’il montait, c’était effrayant, ses cheveux blancs, sa face décrépite, son grand front chauve et ridé, ses yeux caves, sa bouche étonnée et ouverte, son vieux bras levant la bannière rouge, surgissaient de l’ombre et grandissaient dans la clarté sanglante de la torche, et l’on croyait voir le spectre de 93 sortir de terre, le drapeau de la terreur à la main.
Quand il fut au haut de la dernière marche, quand ce fantôme tremblant et terrible, debout sur ce monceau de décombres en présence de douze cents fusils invisibles, se dressa, en face de la mort et comme s’il était plus fort qu’elle, toute la barricade eut dans les ténèbres une figure surnaturelle et colossale.

Il y eut un de ces silences qui ne se font qu’autour des prodiges.

Au milieu de ce silence le vieillard agita le drapeau rouge et cria :

— Vive la révolution ! vive la république ! fraternité ! égalité ! et la mort !

On entendit de la barricade un chuchotement bas et rapide pareil au murmure d’un prêtre pressé qui dépêche une prière. C’était probablement le commissaire de police qui faisait les sommations légales à l’autre bout de la rue.

Puis la même voix éclatante qui avait crié : qui vive ? cria :

— Retirez-vous !

M. Mabeuf, blême, hagard, les prunelles illuminées des lugubres flammes de l’égarement, leva le drapeau au-dessus de son front et répéta :

— Vive la république !

— Feu ! dit la voix.

Une seconde décharge, pareille à une mitraille, s’abattit sur la barricade.

Le vieillard fléchit sur ses genoux, puis se redressa, laissa échapper le drapeau et tomba en arrière à la renverse sur le pavé, comme une planche, tout de son long et les bras en croix.

Des ruisseaux de sang coulèrent de dessous lui. Sa vieille tête, pâle et triste, semblait regarder le ciel.
Une de ces émotions supérieures à l’homme qui font qu’on oublie même de se défendre, saisit les insurgés, et ils s’approchèrent du cadavre avec une épouvante respectueuse.

— Quels hommes que ces régicides ! dit Enjolras.

Courfeyrac se pencha à l’oreille d’Enjolras :

— Ceci n’est que pour toi, et je ne veux pas diminuer l’enthousiasme. Mais ce n’était rien moins qu’un régicide. Je l’ai connu. Il s’appelait le père Mabeuf. Je ne sais pas ce qu’il avait aujourd’hui. Mais c’était une brave ganache. Regarde-moi sa tête.

— Tête de ganache et cœur de Brutus, répondit Enjolras.

Puis il éleva la voix :

— Citoyens ! ceci est l’exemple que les vieux donnent aux jeunes. Nous hésitions, il est venu ! nous reculions, il a avancé ! Voilà ce que ceux qui tremblent de vieillesse enseignent à ceux qui tremblent de peur ! Cet aïeul est auguste devant la patrie. Il a eu une longue vie et une magnifique mort ! Maintenant abritons le cadavre, que chacun de nous défende ce vieillard mort comme il défendrait son père vivant, et que sa présence au milieu de nous fasse la barricade imprenable.

Un murmure d’adhésion morne et énergique suivit ces paroles.

Enjolras se courba, souleva la tête du vieillard, et, farouche, le baisa au front, puis, lui écartant les bras, et maniant ce mort avec une précaution tendre, comme s’il eût craint de lui faire du mal, il lui ôta son habit, en montra à tous les trous sanglants, et dit :

— Voilà maintenant notre drapeau.)



(…ma voi non porterete altra bandiera che quella della vostra mediocrità: anche se voi vi credete assolti…)



(... ci sono due "c'est vrai" nella letteratura francese. Uno è quello di Albertine, quel "c'est vrai" che "donnait l’étrange impression d’une créature qui ne peut se rendre compte des choses par elle-même, qui en appelle à votre témoignage, comme si elle ne possédait pas les mêmes facultés que vous", come qualcuno qui ricorda - Rockapasso, ne sono certo, ricorda anche come prosegue quella pagina. Un altro è quello di Mabeuf. E io quel "c'est vrai" non posso leggerlo senza che mi sgorghino lacrime, come stanno facendo ora, in un Freccia Rossa che ha novanta minuti di ritardo, all'annuncio del quale ferve, fra i miei compagni di viaggio, una sommossa che mi permette di piangere in pace, dopo una giornata molto, molto lunga. Chi ha detto che gli italiani non fanno rivoluzioni?...)
  

80 commenti:

  1. mentre stavo guardando coffee break, piuttosto che scandalizzarmi per Bagnai che "punzecchiava" amichevolmente Pancani sui termini avversi dall'accademia, mi chiedevo quanta pazienza Bagnai ha in corpo.
    voglio vedere voi in un dibattito col piddino che ti parla di debito pubblico e col sindacalista che ti dice che bisogna copiare il modello tedesco dove i sindacati sono "più integrati"

    vabò,visto che siamo nella settimana di Sanremo consoliamoci con qualcuno che ci aveva visto bene sulla "sinistra"


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    1. Quando ha parlato il sindacalista, mi ha preso un senso di sgomento: cose dell'altro mondo! Purtroppo, il mondo era questo...

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    2. Quando ha parlato il sindacalista volevo spaccare la t...elevisione. Mia moglie mi ha fermato in tempo.

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    3. Il sindacalista:in Italia abbiamo perso la chimica,il siderurgico e l'auto!

      Bagnai:E non vi siete chiesti come mai?

      Sindacalista: perché lo stato Italiano non ha fatto investimenti nei settori!!

      Bagnai(col sorrisetto),:ma come si fanno gli investimenti all'interno dei trattati Europei??

      Sindacalista:bisogna portare la questione in Europa!!!

      E GNENTE..non lo vede propio il Probl€uro.

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    4. Per il sindacalista diversamente europeo che dice "facciamo tutte le battagie del caso ma se l'dea è che io mi confronto con l'Europa sempre diviso" gli dico appunto di andarci assieme a Renzi, Padoan e tutto l'entourage, così quando l'avete preso 'nhulo tutti assieme è la volta che vi svegliate.
      Poi una piccola aggiunta personale: basta, basta, basta con la solita idea che "qualsiasi governi (NDR: non è un refuso)da molti anni hanno deciso di non investire finanziariamente nella salvaguardia delle grandi imprese". A parte l'italiano (e va bè) ma cazzo vogliamo investire per creare valore? Vogliamo creare ricchezza? Che magari se l'azienda è pubblica ci guadagnamo tutti? O dobbiamo avere sempre e solo carrozzoni per "impiegare gggente"?

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    5. Per il sindacalista diversamente europeo che dice "facciamo tutte le battaglie del caso ma se l'idea è che io mi confronto con l'Europa sempre diviso" gli dico appunto di andarci tutti assieme in Europa con Renzi, Padoan e tutto l'entourage, così quando l'avete preso 'nhulo tutti assieme è la volta che vi svegliate.
      Poi una piccola aggiunta personale: basta, basta, basta con la solita idea che "qualsiasi governi (NDR: non è un refuso)da molti anni hanno deciso di non investire finanziariamente nella salvaguardia delle grandi imprese". A parte l'italiano (e va bè) ma cazzo vogliamo investire per creare valore? Vogliamo creare ricchezza? Che magari se l'azienda è pubblica ci guadagnamo tutti? O dobbiamo avere sempre e solo carrozzoni per "impiegare la gggente"?

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    6. Io ricordo ancora a Milano, sul palco il giorno dello scipoero generale (si, c'ero andato, ma non per empatia con gli organizzatori... non sto a spiegare) il sindacalista di turno dire: "io vorrei dire al Presidente del Consiglio, al capo del mio partito...". Questi hanno superato il bispensiero di Orwell.

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    7. Mentre stavi guardando Pausa Caffè..volevi dire

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  2. "Una grande rivoluzione, non può che nascere da un grande sentimento d'amore..."
    https://www.youtube.com/watch?v=SQUPPArjdow

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  3. Speriamo tanto di vincere questa guerra. Padoan ha detto che accetterà il super ministro delle finanze. Di sto passo ho paura che l'italia venga macellata. Shauble vuole imporre il 25% di limite di debito pubblico che le banche nazionali possono detenere. Questo significa far fallire lo stato italiano e quindi arrivo diretto della troika per il salvataggio. Sono spaventatissimo e impotente. Cosa possiamo fare se non una preghierina alla Madonna? Buonaserata.

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    1. Shauble è un altro di quelli che vuole stravincere. E dovrebbe sapere cosa succede prima o poi a chi vuole stravincere

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    2. Però l'altra volta c'erano USA e UK alleati contro il crucco. Ora, giustamente,possono intervenire a disastro effettuato...

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    3. Nel 2011 la merkel disse che gli italiani hanno la ricchezza privata piu alta che in germania e che quindi si sarebbero dovuti prelevare i soldi dai conti. A seguiti di questa idea Letta firma il bail in. Se passa questa legge sarà compiuto il piano tedesco. E siccome ho qui ho imparato il loro modo di comunicare, dico la cosa, faccio passare un po di tempo e la faccio, direi che siamo all'ultima fase, ovvero l'attuazione.

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  4. Ok, verremo "macellati", l'unica cosa che desidero è che almeno si sappia come questo sia accaduto e che non venga presentato come il risultato naturale di una nostra presunta inferioritá culturale (è giá accaduto nel caso del Sud Italia). Che si sappia chi è stato responsabile, non mi basta la giustizia divina....

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    1. A divulgare l'inferiorità culturale Italiana ci sta già pensando,da una ventina di anni almeno,Marco Malceli.

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    2. la storia la scrivono i vincitori insieme con i traditori. Io sono siciliano e per tanto tempo mi sono chiesto come 1000 imbecilli avessero potuto ribaltare il regno delle due sicilie. Uno stato che aveva un proprio esercito e una grande flotta militare. Oggi vedo che la storia si ripete: i tradimenti della nazione sono d'abitudine per il popolo italico (ovvero della penisola). La storia però dirà sempre che il meridione è uno schifo, i meridionali sono terroni bla bla bla. Se diventeremo Tedeschi si dirà tra 150 ani che gli italiani sono terroni bla bla bla.

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  5. "Le rivoluzioni si fanno dall'alto", proprio su questo riflettevo oggi nella mia corsetta. L' asticella si sta alzando, il processo di distruzione della borghesia è in atto, e stará COME SEMPRE alla borghesia rispondere. Ci siamo.

    Quello che però a me appare evidente da tempo, è che il grande capitale non sta lottando contro di noi per diventare più ricco, ma perché ci "odia".

    Non voglio sembrare complottista e quindi proverò a dare una spiegazione logica del loro "odio" nei nostri confronti: Sono esseri umani come noi, (anche se hanno patrimoni sterminati e contare la loro ricchezza è quasi un esercizio inutile), hanno paure e desideri, come noi, e sono destinati a miglior vita, come noi.

    In mancanza di profonda cultura, amore per l'arte e amore per la vita, l'unico obiettivo che possono avere codesti "fortunati" è AVERE TUTTO.

    Noi siamo l'ostacolo.

    Una società veramente democratica li terrorizza, la loro ricchezza perderebbe di significato. "Cosa siamo a fare i più ricchi del pianeta se stanno tutti bene?"

    Aggiungo che il progresso tecnologico, figlio della struttura stessa dell'uomo (che è TECNICO)... è intrinsecamente "democratico" perché moltiplica le possibilità, distruggendo quindi la scarsità.

    "Avete vissuto sopra i vostri mezzi"

    Quale menzogna più grande ?
    Ma ora bisogna svegliarsi.

    Saluti a tutti da Napoli.

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    1. Non c'è nessun 'loro', è semplicemente un sistema di credenze sballato che ci pervade un po' tutti e che partendo dall'assioma che l'unico metro è il conto in banca ha portato a disastri, prima culturali e di conseguenza economici. Chi ne può approfittare ne approfitta finchè può, come gli antichi sacerdoti, i venditori di icone e i re.

      Ho pensato a lungo a cosa differenzia l'uomo dall'animale: non è il linguaggio simbolico, nè la trasmissione della conoscenza alle nuove generazioni (le hanno anche alcuni animali). Le differenze stanno nell'uso del fuoco (come dici tu) e... nella sedia (a breve anche internet se sopravviviamo).

      Le rivoluzioni vengono dall'alto perchè possono venire fatte solo da chi sta seduto sulle spalle dei giganti. Gli altri stanno per terra.

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    2. "Loro" esistono: se li avessi conosciuti come li ho conosciuti io, trovandomi per caso a fare per un po' di tempo il cameriere nei piani bassi dei loro locali di servizio, sapresti che sono esattamente come li ha descritti Gianmaria.

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    3. Forse "loro" sono esseri umani come noi, ma certamente ci considerano antropologicamente inferiori.

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    4. Evidentemente non hai visto il ftse mib dal 2007 ad oggi. Vallo a guardare e poi mi dici se la borghesia italiana sta ancora vincendo.

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  6. Vorrei segnalare alla solerte accademia il cinguettio (twit) di Mr. Bins, quello di trend within year.
    Ecco, se poi, invece di limitarsi a esecrare l'anglicismo, gli accademici volessero anche soffermarsi sul contenuto del cinguettio, ne sarei lieto. Potrebbero aiutarmi a trovare qualche aulica locuzione che mi sottragga all'insopprimibile richiamo del liberatorio volgare con cui vorrei commentarlo.

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  7. Lo so, il post è su tutt'altra cosa, ma... il paragrafo del "dopo anni nei quali" mi ha fatto prepotentemente venire in mente questo e volevo condividere: https://www.youtube.com/watch?v=EfTCCHbRivA

    con auguri di miglior fortuna, ovviamente!

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  8. Grazie prof, non l'avevo mai letto. Temo che neanche l'accademico l'abbia letto. Scusi il disturbo.
    Su http://www.liberliber.it/mediateca/libri/h/hugo/i_miserabili/pdf/hugo_i_miserabili.pdf verso pag 1642 ho trovato la prima parte (non sono ingegnere).

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  9. Una cosa che mi ha colpito nella bella serata di Giovedi' a Bologna , ove osservando la bella sala gremita di persone che spaziavano con evidenza tra i diversi ceti sociali e tra cui spiccavano tanti giovani , sono state le Sue parole :"'In fondo se Voi siete qui e' perche" la Storia e' venuta a prendervi , ergo sentite il puzzo di m...a " ( parafraso) .

    Quello che pero' spinge me e penso tanti altri a sobbarcarsi chilometri di trasferta e qualche sacrificio per ascoltarla ed incontrare amici e conoscenti che con- dividono preoccupazione e disagio , e' fondamentalmente il Forte Senso di isolamento intellettuale che proviamo sul campo nel tentativo di far conoscere la verita' cosi' ben nascosta dai tanti Cialtroni che stanno tradendo il nostro popolo .
    Con affetto

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  10. Spiego alcune cose

    Chiederete: ma dove sono i lillà?
    E la metafisica coperta di papaveri?
    E la pioggia che fitta colpiva
    Le sue parole, riempiendole
    Di buchi e uccelli?
    Vi racconterò tutto quel che m’accade.
    Vivevo in un quartiere
    Di Madrid, con campane,
    Orologi, alberi.
    Da lì si vedeva
    Il volto secco della Castiglia,
    Come un oceano di cuoio.
    La mia casa la chiamavano
    “La casa dei fiori”, ché da ogni parte
    Conflagravan gerani: era
    Una bella casa,
    Con cani e bambini.
    Ti ricordi, Raúl?
    Ti ricordi, Rafael?
    Federico, ti ricordi,
    Ora che sei sottoterra,
    Ti ricordi della mia casa balconata, dove
    La luce di giugno ti soffocava la bocca di fiori?
    Fratello, fratello!
    Tutto
    Era gran voci, sale di mercanzie,
    Mucchi di pane palpitante,
    Mercati del mio rione di Argüelles, con la sua statua
    Come una seppia pallida tra i merluzzi:
    L’olio era versato nel cucchiaio,
    Un profondo brusìo
    Di mani e piedi riempiva le strade,
    Metri, litri, acuta
    Essenza della vita,
    Pesci accatastati,
    Intreccio di tetti nel freddo sole, dove
    La freccia s’affatica,
    Fino avorio delirante delle patate,
    Pomodori in fila, in fila fino al mare.
    E una mattina tutto era in fiamme,
    E una mattina i roghi
    Uscivan dalla terra,
    Divorando esseri,
    E da allora fuoco,
    Da allora polvere da sparo,
    Da allora sangue.
    Banditi con aerei e con mori,
    Banditi con anelli e duchesse,
    Banditi con neri frati benedicenti
    Arrivavan dal cielo a uccidere bambini,
    E per le strade il sangue dei bambini
    Correva semplicemente, come sangue di bambini.
    Sciacalli che lo sciacallo schiferebbe,
    Sassi che il cardo secco sputerebbe dopo morsi,
    Vipere che le vipere odierebbero!
    Davanti a voi ho visto
    Sollevarsi il sangue della Spagna
    Per annegarvi in una sola onda
    Di orgoglio e di coltelli!
    Generali
    Traditori:
    Guardate la mia casa morta,
    Guardata la Spagna spezzata:
    Però da ogni casa morta esce metallo ardente
    Invece di fiori,
    Da ogni foro della Spagna
    La Spagna viene fuori,
    Da ogni bambino morto vien fuori un fucile con occhi,
    Da ogni crimine nascono proiettili
    Che un giorno troveranno il bersaglio
    Del vostro cuore.
    Chiederete: perché la tua poesia
    Non ci parla del sogno, delle foglie,
    Dei grandi vulcani del suo paese natio?
    Venite a vedere il sangue per le strade,
    Venite a vedere
    Il sangue per le strade,
    Venite a vedere il sangue
    Per le strade!



    Pablo Neruda: Spiego alcune cose, da “La Spagna nel Cuore”, 1937

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  11. Non credo ci sarà alcuna rivoluzione. Continuano a frullarmi in testa le parole del professor Majone…. Ci vorranno forse decenni per rinascere. I tempi della storia sono lunghissimi. Per far morire splendide civiltà ci sono voluti secoli di sofferenze. Interi popoli hanno subito privazioni e dolori inenarrabili prima di vedere la luce, rialzare la testa ed in certi casi non l’hanno più fatto. Non abbiamo la forza morale per ribellarci, ingabbiati come siamo nei nostri piccoli stupidi egoismi. Ci porteranno via tutto, a poco a poco, un pezzettino alla volta. E questo sembrerà naturale, ovvio, financo giusto. Provo orrore e pietà per quello che vedo intorno a me. Orrore e pietà per l’imbecillità. Orrore per quello che succederà. Non mi arrabbio più, non cerco più di convincere nessuno. Li vedo, i miei simili, incamminarsi sul sentiero della disperazione senza sapere perché e rifiutare testardamente la verità. Ho assistito ad una scena raccapricciante, duecento manzi scaricati in un paddock, che facevano a gara, seguendo un percorso disegnato per la morte, seguire il loro compagno verso il loro macabro destino. E quelli dietro che spingevano per prendere posto, per sopravanzare il compagno lungo il cammino che diventava sempre più stretto sempre più tortuoso, ma ineluttabile. I miei figli sono all’estero. Li sento via Skype e li esorto a non tornare in questo paese morto, senza speranza, finito. Ho avuto la fortuna di morire e rinascere e adesso vedo. Vedo il deserto. Ho trovato alcune oasi, a cui mi abbevero quotidianamente, ma non sono sufficienti a saziare la mia sete. Ho risentito il colonnello. Kurtz.. Fino a quando non guarderemo l’orrore negli occhi non ci sarà alcuna speranza.
    Non possiamo sconfiggere la bestia, il mainstream, il frame, il moloch, perché è dentro di noi. Dobbiamo essere più spietati di loro, più bestie di loro e non lo siamo. Per questo abbiamo già perso. Grazie professore per essere una di quelle oasi.

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  12. "dopo che ho assistito alla desertificazione di interi territori nei quali persone normali, miei fratelli, facevano una vita normale, quella che vorrei fare io, le mie priorità hanno subito una lieve alterazione"

    E' quello che sta accadendo in varie forme anche ad altre persone che conosco.

    Assistere impotenti allo smantellamento progressivo dello stato sociale, vedere i propri figli costretti ad andarsene in giro per l'Europa in cerca di miglior fortuna, capire che non sono ancora maturate le condizioni per poter anche solo pensare di invertire la rotta, tutto cio' fa evidentemente scattare qualcosa dentro.

    Un paio di mesi fa una mia amica (endocrinologa), dopo oltre quindici anni di carriera universitaria (conosco molti suoi ex-studenti tra gli amici dei miei figli che ne parlano molto bene), ha improvvisamente annunciato di lasciare l'insegnamento (mantenendo pero' il riserbo su che cosa volesse fare, visto che aveva comunque bisogno di un lavoro per vivere).

    La settimana scorsa ci siamo incontrati di persona e gli ho finalmente chiesto quale era il nuovo lavoro 'segreto'.

    Mi aspettavo la classica risposta: "ho aperto uno studio".
    Niente di tutto questo.

    Mi ha detto che, avendo iniziato da alcuni anni a fare ricerca sulle tecniche per accompagnare al meglio gli ultimi mesi di vita dei malati di cancro terminali, aveva trovato che questo era 'il lavoro' che la aiutava a realizzarsi come persona.

    Quindi, dopo oltre un anno di 'ricerca' in questo campo (in cui ha accompagnato diverse persone di cui mi ha confidato essere anche diventata amica), aveva maturato la decisione definitiva di entrare in una ONLUS che si occupa di cure compassionevoli.

    Per me resta un mistero come si possa scegliere un lavoro del genere, un lavoro in cui sai esattamente che cosa aspetta le persone che assisti (che cambiano ineluttabilmente ogni pochi mesi) e quanto sara' doloroso il distacco dopo aver stabilito con loro un rapporto umano.

    Personalmente sono ancora nella fase del 'vendetta tremenda vendetta' e se dovessi scegliere come lavoro quello di accompagnare qualcuno verso l'ultimo viaggio sceglierei di fare, come si dice a Roma, il 'cassettaro' (cioe' l'addetto alle pompe funebri che manovra la cassa durante i funerali) e per le esequie di chi sappiamo devolverei pure la giornata di paga alla ONLUS della mia amica.

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    1. Caro @Luca,
      mistero credo resterà e ciascuno ha il suo...per quindici anni ho lavorato con persone che stavano morendo (a causa di malattie, diverse, in seguito ad Aids).

      Ma ti lascio quelle che sento come mie parole, quelle di un pettirosso e di un pungiglione

      (Alessandra/Cassandra da Firenze)

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  13. Come avevo già scritto sotto al post "Bologna" anch'io ero rimasto sconfortato dal vuoto mentale che il funzionario cgil ha dimostrato alle domande del professore. Anche perché a quel sindacato a cui sono tuttora iscritto ho dedicato parte della mia vita. Ma non importa , è più forte di me, ogni volta che sento le solite stronzate luogocomuniste mi accendo e parto,non resisto, ormai con quello che ho imparato dai libri del Professore(ma so leggendo anche "esortazioni e profezie " anche li era già spiegato parecchio) e quello che si può cercare su questo blog sono in grado di tener testa a chiunque. Nei casi estremi passo alle minacce: "sarei più cauto a parlare male del tuo paese"," quando arriverà la troika ti passerà la voglia di dire stronzate", e infine"quando cadrà l'euro qualcuno si ricorderà delle tue parole e può darsi che ti prenda a calci nel culo".Pare che io sia già stato segnalato ai carabinieri, ma non c'è problema, ho già pronto un comizio da tenere in caserma, in fondo loro hanno giurato fedeltà al popolo italiano e alla costituzione.
    P.S.Carissimo Professore, giovedì sera ero a Bologna alla sua conferenza a devo dire che, vedendola dal vivo, ha dello notevoli doti da uomo di spettacolo, la telefonata a Rizzo in diretta per rispondere alla domanda "cosa è stato il comunismo in Italia" è stato un vero colpo da maestro.

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    1. http://www.fondazionecipriani.it/carlo.htm

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    2. @Galileo. Incoraggiare la concorrenza su libero mercato :-P.

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  14. Temo che molto presto,dopo l'estate, la Troika giungerà in italia; segnali in tal senso si susseguono sempre più evidenti nei Media che preparano la via.
    Ad esempio qualche giorno fa ,su radio 24, l'orrendo Giannino auspicava la sospensione del suffragio universale nel nostro paese come risoluzione di tutti i mali; ancora più assurdi gli interventi degli ascoltatori che auspicavano l'arrivo di commissari tedeschi alla gestione di roma o appelli a Papa Bergoglio per la nomina di un vescovo a reggente della capitale..
    Cose incredibili che se non le avessi ascoltate direttamente non ci crederei, parole che gridano vendetta e furor di popolo...

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  15. In un attimo di calma nella tempesta costante degli ultimi mesi (sono bravi a rubarci il tempo), trovo un attimo per scrivere un commento.

    Da "giovane" ricercatore che si trova sul lungo cammino della carriera accademica, più per caso che per scelta, trovo nelle parole del professore l'espressione della frustrazione che vivo quotidianamente. Frustrazione non solo, o non tanto, per le condizioni di lavoro: tutto sommato sono "fortunato", anche se mio figlio, se tutto va bene - e potrebbe andare molto male! - crescerà parlando una lingua che io ancora non parlo. La frustrazione nasce piuttosto dal vedere, in Italia, il silenzio assordante di chi vede partire per l'estero 9 su 10 dei suoi studenti. All'estero (quantomeno, l'estero che ho visto io per ora, l'eccellentissima Olanda), il conformismo e il silenzio nascono piuttosto nella piccola gara a chi pubblica di più e più figo, a chi è più bravo a farsi finanziare l'ennesimo progetto inutile ma che ti farà andare in tv 5 minuti a dire quanto sei figo. Ora che esco dall'EU, mi chiedo se troverò qualcosa di diverso. A dire il vero, non ho particolari speranze.

    Un'altra cosa ci tengo a dire, più personale. Il mondo dell'accademia che ho conosciuto studiando, in qualche modo, mi ha salvato (e intendo dire letteralmente salvato) proprio grazie alle due cose che menziona il professore: l'antipatia per la seriosità, e il rigore della scienza quantitativa. Non sapevo al tempo di vedere un (ultimo ?) bagliore di questo spirito, per caso, mentre veniva suicidato.

    In ogni caso, "tradizione è conservare il fuoco, non adorare le ceneri", quindi si va avanti.

    Rinnovando i ringraziamenti (in denaro ad a/s) per il suo lavoro, saluto e mi rituffo nel maelström (pardon, nel gorgo dovuto al riflusso della marea).

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  16. Sembra tutto un pochino surreale.

    I media hanno associato il termine bail-in ad un fenomeno di sparizione dei soldi dai conti correnti, abituando le persone a qualcosa di sinistro: la confisca.

    In questo contesto, il neologismo "salvataggio dall’interno" ha la stessa valenza di un pernacchio.
    Il Pancani mi è parso fuori luogo.

    Fava bean Academy.

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  17. Off topic, ma fino a un certo punto, visto che il tema è la proprietà di linguaggio "pelosa". Sui due fronti opposti della massiccia campagna di distrazione di massa (unioni civili) segnalo Cirinnà che su la7 si produce in un folgorante "Voti non olet" e Antonio Spadaro, editor in chief di Civiltà Cattolica (o chi twitta per lui) che rilancia con un triviale "Dio gratias". Ora, se la Cirinnà è la piddina perfetta (credo di sapere il latino anche se non lo so e quindi mi butto nella parafrasi del motto), per quel che riguarda il gesuita la cosa è inqualificabile.

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  18. Pur non conoscendo il francese, ho apprezzato la grande umanità della prima parte del Post; se non si riparte dalla comprensione delle cause della difficile condizione umana, in particolare di chi è in difficoltà oggi nel nostro paese, non ci sarà alcuna speranza di cambiamento.

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  19. Il Paese sta andando verso il baratro e certuni non hanno di meglio da fare che far le pulci sulle corbellerie. Mi ricordano l'orchestra del Titanic.

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  20. Veda lei cosa farne di questo post. Scrivo, di solito, per dire quel che ho in mente, non per essere pubblicato. Ma mi interessa che lei legga, perché - per una volta - non sono d'accordo con lei.
    Che le rivoluzioni non le faccia il "popolo", è cos su cui non ci piove. A volte le fa la borghesia, a volte un gruppo compatto e ristretto (non necessariamente "borghese") disposto a rimetterci anche la vita. Ma che l'aspirazione della democrazia sia qualcosa di più di un semplice elemento censitario, mi pare altrettanto vero.
    Io non faccio parte del suo mondo, sono figlio di un maniscalco e di una maestra elementare. E, siccome mia madre era assegnata ad una piccola frazione di montagna a milleduecento metri d'altezza, e ogni giorno si faceva un'ora e mezza a piedi per arrivarci, sono cresciuto con i miei nonni. Mio nonno analfabeta e mia nonna con la terza elementare (1893 e 1892, rispettivamente). Però mio nonno era emigrato, aveva lavorato in Argentina, Francia, Belgio e Germania. "Despiertate, nino!", era il suo saluto la mattina. E se ora parlo francese, spagnolo, inglese e gaelico, e capisco il portoghese, lo devo a lui, contadino senza terra, bracciante a ore, poi nuratore in Argentina, boscaiolo in Brasile, minatore in Belgio, operai in Francia (dove la figlia di suo fratello è senatrice, ora).
    Sei elitario. Dannatamente elitario. Può darsi tu abbia ragione. Fai diventare privato il blog e parla solo ai tuoi simili. In fondo, a noi, popolo, cosa può fregarcene? Dobbiamo avere a che fare ogni giorno con la tua razza. Così buoni, così gentili, così disposti a spartire il pane della conoscenza. A patto che i rapporti di potere rimangano invariati, che non si possa dare il caso che "una cuoca diventi Primo Ministro", che si possa andare, anche a prezzi alti, di là del contrattualismo e dei rapporti economici.
    Non so se se ne rende conto, ma sta dicendo: "State al vostro posto. A comandare eravamo noi, e saremo di nuovo noi. Sotto una forma più umana, con una situazione migliore, ma saremo noi a dirvi cosa fare, come farlo, quando farlo".
    Non ho la sua cultura, e - a cinquantaquattro anni - è tardi per acquisirla. Sono un semplice tecnico, arrivo a malapena alle differenziali alle derivate parziali e non conosco il Greco (un po' di latino sì, perché alle medie ancora si studiava).
    Ma ho visto nascere e morire le persone, le ho accompagnate nel vivere, per quel che sapevo e potevo. Le ho tirate fuori dalla stazione di Bologna, quel due agosto, dalle macerie di Serajevo, nel 1993 e 94: Le ho accompagnate a morire all'Hospice di Seriate, nel corso del mio tirocinio come psicologo. Le ho viste cambiare, morire mille volte, stupirmi con imprese (piccole, proporzionate alle loro possibilità e capacità) che non avrei creduto possibili.
    Faccia come vuole (ché, tanto, lo farà ugualmente, e ci mancherebbe... non sono io a decidere come le debba vivere la sua vita). Non sempre le classi subalterne sono destinate al silenzio e all'esclusione. Non sempre sono disposte a chinare la testa, ad accettare il bene al posto del meglio.

    Con affetto.
    Guglielmo

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    1. Ecco: ora moltiplica per meno uno, e avrai capito. Te lo spiego quando ho tempo e se non te lo spiega un altro.

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    2. Ma di che parla? Le classi subalterne ora chi sarebbero? Gli ignoranti ma puri di cuore che votano a sinistra e che magari mandano a cagare Marco Rizzo se parla della storia delle unioni civili come di distrazione di massa? Si svegli, il rapporto di potere ora come ora è tra organi transnazionali non eletti e maggioranza delle forze produttive, e non tra chi capisce un grafico e chi non lo capisce (o tra chi ama la letteratura francese e chi non la ama). Per sopravvivere sull'Ebro, in Spagna, non bastava un gran cuore, occorreva anche saper sparare diritto. Se vuole la rivoluzione ritrovi l'umiltà di acquisire le basi di conoscenza minima necessaria. Altrimenti c'à un vasto mondo di sinistra corretta, ignorante, buonista, operaista a parole e serva del capitale nei fatti pronta ad accoglierla tra le sue braccia. Per il resto, non omnis arbusta juvant humilesque myricae, è così da secoli e niente ha a che vedere coi rapporti di potere. Mi si perdoni la citazione banale.

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    3. Normalmente questo Odysseos lo sa, come dovrebbe capire che il problema che stiamo sollevando qui è quello di una classe intellettuale che ha del tutto abdicato al proprio ruolo di mediazione culturale.

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    4. La classe intellettuale media credo abbia mediato, eccome. Il problema è che ha mediato in modo del tutto disonesto - abbiamo parlato e riparlato di tradimento. A sinistra è la parabola che va da Il Mulino che pubblica Artur Schlesimger e Raimondo Luraghi a Berselli direttore della rivista. E in mezzo c'è Sylos Labini. Guarda caso chi non cantava nel coro veniva emarginato.

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    5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    6. @Odysseos

      Perdonami, ma io l'ho interpretata esattamente all'opposto. Come mi pare dica tu stesso, la rinuncia cosciente della classe intellettuale a farsi da tramite per chiudersi in una gravissima autoreferenzialità, in nome di chissà quale preteso vantaggio di ceto, molto miope e molto poco intellettuale ha conseguenze pesanti e gravissime per tutti ed è atteggiamento odioso. Mabeuf era uomo mite, amava i fiori, i suoi libri e le incisioni. Percepiva distante dalla propria sensibilità la folla e il clamore, quando gli chiedevano perché non si era sposato rispondeva di non ricordare. Dopo aver venduto tutti i libri in suo possesso, per necessità, una volta che la vita che avrebbe voluto vivere gli era stata definitivamente sottratta, decide di compiere un gesto di enorme dignità umana e di grande valore intellettuale. E infatti quella mattina cerca un libro da portarsi sotto braccio, quasi si recasse a compiere una delle sue letture all'aperto. Poi se ne rammenta ed esce. È l'intellettuale che parte per le barricate ed è l'uomo, che era in fin dei conti sempre stato, a dimostrare quel coraggio tanto carico e che spinge Enjolras a rimarcarlo ("Nous hésitions, il est venu ! nous reculions, il a avancé!"). Fuor di metafora: hai ragione, ma le parole di Bagnai indicano esattamente il contrario di quanto tu, con la tua comunque consueta pacatezza, lo accusi. Mabeuf è qui, sulle barricate, con noi, non ha detto che parlerà solo coi suoi simili (per conoscenze) né l'ha mai fatto.

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    7. La richiesta di moltiplicare per -1 è stata illuminante.

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    8. Non ha abdicato al proprio ruolo di mediazione culturale. Ha tradito consapevolmente in nome dell'astratto "Stato Uniti d'Europa" Massonico-Spinelliano.

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    9. @Baroni: Mabeuf ha un gesto di assoluta disperazione perché non ha più niente di cui gli importi. Sceglie di morire come unico contraltare possibile alla passività di chi non ha più nemmeno un libro, un rifugio, uno strumento, nell'unico modo in cui può sperare almeno di farsi sentire, di essere visto. E' diverso dalla dignità, è uscire dal blocco totale di ogni azione imposto dall'esterno (altro che l'onnipotenza dell'individuo!) tramite l'autodistruzione perché altre chance non ce ne sono e non ce ne sono perché qualcuno ha avuto vantaggi e soldi dal togliercele l'una dopo l'altra.
      E' la demistificazione di qualsiasi eroismo; non è l'azione retorica che gli viene cucita addosso, non è neppure una lotta; è l'impastoiamento della povertà, della mancanza di mezzi, dell'impossibilità di futuro dignitoso, appunto, sia pure alla sua età. La miseria assoluta.
      Per questo è tanto straziante.

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  21. Professo', pure 'e pullece tenen 'a tosse... lol

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  22. Risposte
    1. Nel nostro caso però il problema è un po' diverso, non credi? Qui quelli che leggono i libri stanno dicendo da trent'anni che va tutto bene e che non ci sarà più alcun conflitto perché il conflitto non ha ragione di essere. Alcuni lo fanno con la scusa dell'homo œconomicus, altri perché si occupano di altro, ma tutti fanno la stessa cosa. Capito meglio cosa mi infastidisce?

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    2. Io intendevo esattamente la stessa cosa,sono quelli che leggono i libri che fanno le rivoluzioni,finchè non ci sarà un riposizionamento di quelli che leggono i libri non accadrà assolutamente nulla.Su una cosa dissento col suo discorso,caduta la baracca i fili rimarranno nelle mani di chi l'ha costruita,basterà stravolgere completamente le ragioni del fallimento,e mi pare che siamo già su quella strada.

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  23. Come ringraziare il Prof. per le lacrime che ho sinceramente versato nel leggere le pagine dei Miserabili che non avrei mai letto se non avessi avuto in questo Blog anche questo insegnamento. Non riuscirò purtroppo ad apprezzare i gusti musicali del Prof. ma concorrerei volentiri alla ristrutturazione del Callido della chiesa di Santa Maria in Castagnola per sentirlo suonare dalle mie parti. Per intanto sempre più convinto il mio 5*1000 ed i miei modesti bonifici ad A/Simmetrie. Buona vita a tutti

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  24. Grazie. Moltiplico e studio. (peraltro, come si carica , pulisce, monta e smonta una MG me lo ricordo ancora. Se servisse).

    Buona vita

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  25. Immagino si sia trattato di un percorso non indenne da sincero tormento interiore.
    Ma il tempo trascorre, e la gente continua a crepare mentre le saracinesche che si abbassano per non rialzarsi più hanno modificato il volto delle nostre città.
    Un'intelligenza lucida ed in buona fede come la Sua, egregio Professore, non poteva pervenire a conclusioni diverse.

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  26. "Bail-in", a parte la versione genovese (sempre ottima), capisco anch'io che "salvataggio interno" è una str...ta, ossia un depistaggio eufemistico, perché il sostantivo "salvataggio" farebbe pensare a una cosa indolore. Ma, mi chiedo, è mai possibile che in italiano non ci siano parole-verità da contrapporre alle parole-menzogna? Lei l'ha fornita nella sostanza ("confisca"), ma i cruschiani d'oltre Manica forse avrebbero da eccepire sulla aderenza sinonimica. Insomma, dire: "riprendiamoci il nostro vocabolario, anche a costo di qualche forzatura" è uno sproposito? Comunque, e al di là di siffatte scaramucce lessicali, uno dei noccioli duri di questo suo articolo, Profe, per me almeno, è quello che: "le rivoluzioni si fanno dall'alto". Certo, il rappresentante artigiano del Terzo Stato agli Stati generali convocati da Luigi XVI non poteva ancora sapere da quali élite sarebbe stato guidato nella Rivoluzione, ma si stavano mettendo in moto rapporti di forze tali da far conseguire la vittoria alla forza sociale nuova che aveva migliori potenzialità storiche. In quel caso la borghesia. Anche nella rivoluzione d'Ottobre, Lenin e l'avanguardia bolscevica, quindi una élite, ha avuto alla lunga la meglio. Ben venga, dunque,l'élite se riesce a polarizzare e a trascinare le forze "dal basso" con programmi e obiettivi politici utili a queste ultime. Questa élite avrà una fisionomia nuova, e nulla a che spartire politicamente con quelle precedenti, e declinanti. Vabbe', è la mia lettura della storia, non voglio fare nessuna lezzioncina. E mi taccio, ricordando però che in altri luoghi "obliati" e "marginali" del mondo, in società meno complicate delle nostre, la "rivoluzione dal basso" è una realtà. E chi se la fila? (be', anche questo è vero).

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  27. "Normalmente questo Odysseos lo sa, come dovrebbe capire che il problema che stiamo sollevando qui è quello di una classe intellettuale che ha del tutto abdicato al proprio ruolo di mediazione culturale."

    Abdicato è dir poco. Avessero semplicemente abdicato, avrebbero solo gettato qualche ulteriore pietra sul cammmino (qualche "problema", filologicamente). No. A mio parere non si tratta semplicemente di abdicazione. Si tratta di scelte. Normalmente, la funzione di mediazione di una classe dirigente si attua attraverso l'apertura di possibilità. Così che anche altri, non necessariamente plasmati sullo stampo dei primi, e in grado quindi di introdurre elementi di innovazione e cambiamento, possano divenire dirigenti a loro volta.
    Ormai siamo all'esclusione, invece. Alla riproduzione endogamica, all' "extra Bocconi nulla salus".
    Non parlo per me. Io, quel poco di buono e di bello che posso fare, lo faccio, e so fare a meno di tante cose ma non della speranza e della rabbia. Qualche anno di studio e di pratica della psicoanalisi (come paziente e come terapeuta) qualcosa su me stesso me l'ha pure insegnato, spero.
    Ma mi piangono cuore ed occhi quando vedo gente cacciata di casa, quando vedo piovere sul bagnato, quando vedo figli tolti ai genitori e messi in case famiglia, assistenti sociali capaci solo di dire: "Devi...", giornalisti da Beobachter salmonato urlare, da non esposte scrivanie, che mia figlia ha vissuto al di sopra dei propri mezzi, ed è - lei, a dodici anni - responsabile delle condizioni del mondo.
    Sa. in fondo, cosa mi dispiace di più? Che, e penso succederà, quando si raggiunge il limite e comincia a scorrere il sangue, ci vanno di mezzo anche la musica barocca, i quadri di Degas, il "Contr'uno" e le ricerche di neuroetica. Cioè le cose che possono, oltre al pane, darci le rose. E io non riesco ad accontentarmi del pane.

    Quanto a Lettore Occasionale, riprendo dalle mie rimembranze lombarde: "Tirem innanz...".

    Buona vita
    Guglielmo

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  28. Guglielmo, continuo a pensare che il sentirsi minacciati da un qualsivoglia major cantus non sia una gran cosa. Bisognerebbe saperlo distinguere dal vero latinorum (in senso letterale e figurato) che viene usato da chi non sa con quanti ritiene da poco, e quindi da fregare.

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  29. Dal momento che feci Econometria con il Professore posso intervenire dicendo rebus sic stantibus

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  30. Io spero solo di poter restare tra gli amici del blog. Anche se sono silente e alle prese con qualcosa più grande di me. Ma il mio babbo è il mio babbo. Devo occuparmi dei miei genitori mentre l'economia si occupa di me e di noi tutti. Ho imparato tanto, qui ma ho ancora tanto di più da imparare.

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  31. Uno potrebbe pensare, "vabbé, la Crusca no, ma almeno la Treccani ..."
    No.
    https://www.youtube.com/watch?v=82ai6e-5ubo

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  32. Riguardo il tradimento degli intellettuali, quelli più quotati e stimati in vita sono stati tutti strumento di regime, compresi i geni più indiscussi: da Leonardo in giù tutti hanno messo il loro talento al servizio dei papi o per celebrare nobili e imperatori che li sponsorizzavano.
    Come in un circolo virtuoso (o vizioso?) i più talentuosi entravano nella corte più ricca e più il committente era importante più avevano mezzi e più ottenevano successo e fama.

    Il mito dell'artista (e dell'intellettuale) genio libero, indomito e solitario è ottocentesco ed è perlopiù uno stereotipo nato in concomitanza con la reale situazione di una minoranza di essi: i veri spiriti liberi, riabilitati dopo la morte quando diventano funzionale al nuovo tipo di regime o comunque non costituiscono più un pericolo.
    Ora come in passato, gli artisti e gli intellettuali più in voga sono ben integrati nel sistema e contribuiscono a sostenerlo: l'aspetto economico e commerciale in ogni fenomeno di costume o di cultura ha un ruolo preponderante.
    Per gli altri esilio, silenzio, emarginazione.

    E intanto non si arresta la crisi dell’artigianato: chiuse 21.780 imprese nel 2015.
    Com'è che più distruggiamo "metastasi" più ci aggraviamo?

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  33. Mentre il governo ci toglie diritti con jobs act, green act e cose simili, l'Accademy of the Crusca pensa al salvataggio interno. Ma solo come questione squisitamente linguistica. Ovvio.Noi non abbiamo uno studioso come Klemperer. Una filologia critica potrebbe fare molto. Far capire l'inganno contenuto nella parola riforma, ad esempio. Uguaglianza...e tante altre. Caro professore, pensavo alla riforma delle pensioni. Alla reversibility...il governo sta cercando un meccanismo perequativo, più giusto, per darla a chi la merita. Sono scelte di sinistra, of course.

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  34. [...] Il grido: "Audacia!" È un Fiat-Lux: per il progresso dell'umanità occorre che vi siano continuamente sulle vette fiere lezioni di coraggio: i gesti temerari abbagliano la storia e sono una delle grandi luci dell'uomo. L'aurora osa quando sorge: rischiare, sfidare, insistere, perseverare, essere fedeli a se stessi, afferrare violentemente il destino, stupire la catastrofe con la poca paura ch'essa ci fa, affrontare ora la potenza ingiusta, ora insultare la vittoria ebbra, tener duro, tener testa, ecco l'esempio di cui i popoli hanno bisogno e la luce che li elettrizza. Lo stesso formidabile lampeggiamento trascorre dalla torcia di Prometeo alla pipa di Cambronne. [...]

    I miserabili
    Parte terza, libro primo, XI.
    Traduzione di Marisa Zini.

    Grazie per gli spunti di lettura.

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    1. Bran Academy ti avrebbe proposto Daniello Bartoli, che un suo perché ce l'ha...

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  35. Bran Academy si posiziona al supply side. Registrato.

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  36. Gli accademici della Crusca sembrano partire dal presupposto, ampiamente contraddetto già dallo stesso Ferdinand de Saussure, che due lingue possano essere perfettamente sovrapponibili tra loro dal punto di vista dei significati e che quindi possa esistere sempre una traduzione appropriata ed esaustiva. Soprattutto se si passa da un idioma barbaro ed elementare come l'inglese a una superlingua come l'italiano. Grazie, professore, per averli messi a posto, quei befanoni.
    Io vivo circondata da persone che si occupano quasi esclusivamente di iotacismo (oltre che di apofonia, crasi, enclitiche .... ) e che purtroppo insegnano agli studenti a fare altrettanto: le assicuro che il pensiero di essere in un paese sotto attacco non li sfiora neppure. Dovrei fare proselitismo? Non so.
    Colgo l'occasione per ringraziarla del suo intervento a Bologna, ritorni presto, c'è un terreno piuttosto aspro da dissodare, ma potrebbe poi dare frutti.

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    1. Il senso era: evitate di perder tempo con gli inutili. Fra loro sarà la crisi a far proselitismo o strage, ma questo non ci interessa. Io intanto faccio proselitismo fra gli utili b

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  37. "Qui sta arrivando l'apocalisse e la gente si comporta come fosse in un video di Enya"

    da La grande scommessa

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  38. Dear Albert I wetted(like pussies during the squirting),your sfacciataggin is limitless.
    You used the word "bran" without mentioning me.I'm constricted to querel you.
    See you in tribunal.

    Alliv.

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  39. In effetti, che due lingue possano essere perfettamente sovrapponibili dal punto di vista dei significati ovvero dei campi semantici è un'asserzione un po' ingenua e dubito che i linguisti della Crusca siano così sprovveduti di semantica o di Saussure: basterebbe ricordare loro a tal proposito l'ipotesi di Sapir-Whorf, confermata da studiosi cognitivisti (Pinker, Lakoff); a questo proposito consiglio la lettura del libro di un ex matematico convertitosi allo studio del Sumerico (I love him!), Guy Deutscher, dal titolo La lingua colora il mondo.

    P.S. Davvero lei vive attorniata da gente che si occupa di iotacismo? Strano: conosco uno dei massimi linguisti storici mondiali che se ne occupava e si sentiva molto solo. Chiederò lumi all’interessato.

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  40. Al solito, dipende dalle singole persone se "occuparsi di" qualcosa e basta o guardare anche più in là.

    Qui, per esempio, @Martinet "si
    occupa" di molte cose ed è qui; io - mi
    cito solo per vistosa differenza - faccio,
    come posso, la banale insegnante e
    proprio qualche giorno fa ho ricordato
    a una classe di quattordici/quindicenni
    che certo ci sentono parlare di latino e
    altro, ma che tengano presente che
    sappiamo che cosa sta accadendo in
    giro e che non viviamo avvolti nella cartapecora.
    A loro ho evitato di dire "io" anche per ricordare che esistono colleghi consapevoli, ma ora mi viene il dubbio se "vivere nella cartapecora" sia stato capito, cosa che chiederò alla prima occasione.


    Però davvero mi viene il sospetto che tanti specialisti (non sono fra questi) di qualcosa o secredenti tali vivano proprio lontani dalle "cose" (idee, riflessioni, la sorte degli altri), anche quando dicono di agire per "spirito di servizio" - ci sarebbe da vedere "servizio di chi".

    Massi', pure alla conclusione di una tranquilla giornata, sono la solita gufa pessimista :-)

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  41. Ho sempre ritenuto più congruo dire 'a mio parere' rispetto 'a mio modesto parere' sia per mera questione di scorrevolezza, di musicalità quasi, sia per una malcelata insofferenza nei confronti della finta modestia. Concordo. Le opinioni sono arroganti. IMHO l'ho scoperto qui, ho dovuto googlare, e lo reputo addirittura peggiore della versione Bran Academy. Non so se esiste ma al limite IMO. Noto con soddisfazione quindi che l'inflazione di IMHO da parte di taluno, peraltro godibilissimo compagno di viaggio del quale leggo i commenti sempre con interesse e che abbraccio fraternamente, si è finalmente arrestata.

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  42. A proposito di cazzate spropositate:

    (radio 24, ore 9,15 circa, 15 febbraio 2016):
    Minoli: La francia cresce dello 0,3 per cento. Perche secondo lei professor Binismaghi?
    Binismaghi: semplice. Perche spende troppo. E se uno stato spende, allora tassa troppo le imprese e gli individui. Ed ha un mercato del lavoro troooopppo rigido, come noi.

    e poi segue uno sproloquio sul perche l'Euro non c'entra con la crisi e, soprattutto, che i burocrati dell'EU non contano un cazzo (cit) ma che l'europa è politica. Ovviamente Minoli fa parlare (è la prima volta in assoluto che NON interrompe un ospite, in genere gli fa balbettare due parole e poi li stronca...) ed anzi incalza sottolineando anzi invitando a concludere sulle banche (al che il docente di Harvard risponde: se le banche piccole si vogliono unire io sono disponibile ad aiutarle...).

    ... no, e poi il prof Bagnai dice che non bisogna usar violenza....

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    1. Orrore! A Pudong riesco a moderare i commenti da mobile. Ma sta censura cinese, in cui confidavo per stare in pace, dov'è? Se sò magnati pure quella, o all'ovest niente di nuovo? (Nel senso che i media ci imbottiscono di fregnacce?)

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  43. Nell'attesa di sapere se restituiranno il mal tolto (i.e. la censura cinese): confisca sarebbe più chiaro di bail in. Smontare i tecnicismi ha in genere un salutare effetto di demistificazione. "Salvataggio e qualche cosa" dovrebbe stare dalle parti della pura goliardia.

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